sabato 22 novembre 2014

La ragazza che...e i pendolari

La mia quotidianità non mi da tanti spunti attualmente. Essenzialmente si divide fra treno e università. Bello. Molto.
Abbiate pietà di me se parlerò ancora di Trenord, non mi piace farlo, davvero, ma non ho scelta e la varietà dei passeggeri e compagni pendolari mi tiene compagnia nei lunghi ritardi del treno. Quindi scriverò di loro evitando la categoria “personaggi incontrati in metro” che è troppo varia e troppo spaventosa (gente vestita da coniglio o con tute di ciniglia rosa). Inoltre per fortuna la frequento poco. Mi accontento del mio treno.
All’apparenza tutti i passeggeri sembrano normali. Persone del tutto ordinarie e forse addirittura noiose. Ecco non è così. Dopo un viaggio capisci che il 60 % delle persone sul tuo vagone non è tutta regolare e che “il mondo è vario perché è bello” è una frase inventata da uno psicopatico e che va bene solo per colmare quell’imbarazzante silenzio posteriore alle urla fra il controllore, “il rosso”, e la milf ultra cinquantenne che si è dimenticata di timbrare il biglietto.

Quindi ecco a voi il catalogo dei viaggiatori di Ternord. Redatto dopo 5 anni e mezzo di esperienza quotidiana.


1. Il Bell’addormentato
Postazione: accanto a me. 
Il più comune e un classico presente su ogni treno in qualunque orario. La palpebra cala e il collo cede. Dopo una breve lotta fra sonno e dignità, vince il sonno e la testa ciondolante ha il via libera. Di solito la via che sceglie è quella verso la mia spalla. Io sto leggendo e lui si avvicina. Dapprima stringo un po’ le spalle, probabilmente sto occupando anche il suo spazio vitale: che maleducata. E lui si avvicina. Perché ho le spalle così larghe? E lui si avvicina. Mi addosso al finestrino. E lui si avvicina. Il sonno è un parassita, più spazio lasci più se ne prende, non ce n’è. Lui si avvicina e io rido. Che cacchio devo fare? Lo tocco dentro? Di solito quando ormai mi sono arrampicata sul vetro, nei casi migliori il treno da uno scossone e lui si sveglia facendo finta di niente e simulando di fare stretching al collo. Certo, stretching….credibile. Nei casi peggiori si appoggia alla mia spalla e a quel punto a meno che non sia svenuto si sveglia, ma lì non c’è stretching che tenga e risata che rimanga sotto i baffi, c’è solo l’imbarazzo.

2. La makeup artist
Postazione: davanti a me. 
Ammetto che un tempo anche io facevo parte di questa categoria, ma il mio momento trucco durava pochissimo giuro. Comunque Lei si siede e sparecchia il suo beauty, di cui conosco solo il 20 % del contenuto. Io vorrei non guardarla, davvero. Vorrei continuare a leggere, ma non riesco, ne sono ipnotizzata e lei lo sa, quindi si impegna e io mi vergogno. A parte questo conflitto interiore, in genere ha già messo a casa la crema di base e uno strato di fondotinta. Per il treno lascia occhi, phard e labbra e nei casi peggiori inizia a spinzettarsi anche le sopracciglia [con mia conseguente e mal celata espressione allibita]. L’attrezzo più strano della makeup artist è stato un lucidalabbra, degno delle Charlie’s angel: il tappo una volta sfilato nascondeva una minitorcia il cui fascio di luce illuminava il tratto del lucidalabbra [che poi c’era il sole, ma non importava, doveva evidentemente continuare a stregarmi con i suoi trucchi] il tutto completato da uno specchietto applicato sul contenitore del gloss (non so come definirlo…il coso da cui si sfila). Insomma impossibile trovare qualcosa di più interessante da fissare.

3. Lo smemorato
Posizione: assolutamente indifferente. 
Mi vedo molto affine a questa categoria, quindi mi piacerebbe dire che lo smemorato dimentica le cose in treno perché è un grande artista che vede e legge la realtà nella sua vera essenza perciò le cose materiali perdono la loro importanza e…. Ma purtroppo non è così, almeno non per me. Ahimè non sono un artista e vedo le cose solo un po’ sfocate (resto generosa con la mia vista). Comunque visto il mio deficit di attenzione nelle numeroso volte in cui ho dimenticato cose in treno, ho sposato la causa dell’aiutare lo smemorato a non dover piantonare l’ufficio oggetti smarriti. Quindi quando piove guardo sempre se i miei vicini si ricordano l’ombrello o se qualcuno mette sacchetti nei ripiani sopra i sedili controllo che non rimangano lì. E lo smemorato, quello vero, quando gli chiedo se il libro è suo e se gli è caduto un guanto, mi guarda e mi ringrazia sempre con le lacrime agli occhi. Se avesse tempo mi accenderebbe un cero lo so, ma io semplicemente vorrei che qualcuno lo avesse fatto e lo facesse con me la prossima volta.

4. L’impiccione
Posizione: in uno dei due posti che io e l' interlocutore (da me conosciuto) non occupiamo. 
E’ insopportabile. Sarà che non sono la persona più socievole del mondo e che mi fa schifo parlare del tempo e di tutti gli argomenti riempisilenzio, ma se non sto parlando con te non sto parlando con te. Punto. Passi che tu mi dica che guasto ha il treno nel caso ti intendessi di meccanica trenistica (!?), o che mi tu ci interrompa chiedendomi il biglietto se sei un controllore, ma che tu ti inserisca in un discorso dicendo “Eh si le tesi sono sempre così, non finiscono mai, anche io ci ho messo un sacco…blabla” e che poi da quel momento ti senta in diritto di fare tranquillamente conversazione con me, no. Grazie.

5. L’urlatrice
Posizione: in qualunque parte del treno. 
Ovunque si sieda ho la sensazione di averla sempre accanto e penso che sia comunque troppo vicina. Non l’ho mai vista in faccia, ma non c’è bisogno, so che è un megafono e l’unica cosa che vorrei che facesse è urlare gli annunci del capotreno, che di solito dobbiamo solo immaginarci. Purtroppo non lo fa e urla un mare di scemenze che non interessano minimamente nemmeno il mio animo pettegolo su come cucinare le barbabietole al vapore (bleah), come stirare le camicie al contrario o sul perchè lavare i vetri solo con la luna piena.

6. Il mimo
Posizione: accanto a me. 
Ha le cuffie, sempre, ma sembra comunque una persona normale, finchè non si mette comodo, troppo comodo, visto che si dimentica della mia esistenza lì accanto e probabilmente pensa di essere su un palco. A quel punto inizia a muovere braccia e mani con larghi movimenti. Non riesco mai a scegliere se somigli più a uno che fa uno stile strano di yoga (sta diventando una fissazione) o a un cantante lirico che gesticola teatralmente. In qualunque caso vorrei davvero vedere le mie facce mentre il mimo mima.
Una sottocategoria potrebbe essere il musicista mancato, quello che suona la batteria immaginaria per tutta la durata del viaggio.

7. Il credente
Posizione: davanti a me. 
Muove le labbra, in continuazione. All’inizio penso che stia canticchiando, ma poi mi accorgo che non ha le cuffie e inizio a muovere gli occhi a destra e a sinistra e a pensare che stia parlando con lo stesso diavoletto che tormentava tanto Torquato Tasso. Poi vedo leggerissimi movimenti delle mani e scopro che ha una corona in mano e che in realtà è tutto intento a dire un interminabile rosario…ma in treno?!?!

8. Il mangiatore
Posizione: è più vicino a me tanto quanto più sia buona la pietanza che sta mangiando, più io abbia fame o più il cibo puzzi. 
In ogni caso per mezz’ora lo odio. Nel primo caso l’odio è mascherato dai miei occhi luccicanti e dal modo morboso in cui lo osservo addentare il cibo e come per la make up artist me ne vergogno, ma non riesco a smettere. Ho il sospetto di aver anche aperto e chiuso la bocca contemporaneamente a lui mentre lo osservavo mangiare. Nel secondo caso lo odio lo stesso e ugualmente intensamente. In particolare ricordo una ragazza che alle 8.30 di mattina sgranocchiava un finocchio gigante crudo. E io non sopporto il finocchio e il suo odore, soprattutto se stavo mangiando una brioches ma quella puzza mi faceva credere che avessi accettato dalla ragazza un pezzo della sua verdura cruda. Bleah!

9. Il venditore
Posizione: ambulante per il treno. 
Di solito vende libri, i suoi e se ti vede leggere è la fine. Si ferma e ti attacca una pippa sulla stessa passione per la letteratura che ci unisce e sul suo nuovo libro sui segreti dell’alimentazione [argomento di letteratura per altro eh?]. Non si ricorda mai di te e tutte le volte riprova a venderti il suo libro. La parte della studentessa senza soldi è perfetta [e vera purtroppo!], ma funziona bene anche una conversazione telefonica immaginaria in cui continuo a dare ragione al mio finto e simpaticissimo interlocutore [“sisi…si in treno! Massi, mi sembra! Ahah…non dovrebbero esserci problemi! ahahah maddai!”].

10. Il mendicante
Posizione: in continua ricerca di gente dalla faccia poco sveglia. 
Ed evidentemente io non ho un’espressione intelligente. Ok, la prima volta mi intorta. La storia è questa: pensione finita, visita che deve fare nell’ospedale in Cadorna (ok, questa cosa mi fa storcere un po’ il naso ma penso in una confusione momentanea) e soldi che gli servono per il biglietto di ritorno. Per fortuna non ho soldi spicci e non gli lascio i miei unici 20 euro, ma mi sento in colpa per un sacco di tempo e ogni tanto penso a quel vecchietto che aveva finito la pensione e doveva fare una visita da solo a Milano senza sapere dove fosse davvero l’ospedale. Il senso di colpa però svanisce la seconda volta che mi racconta la storia e poi la terza. Poi il mio interlocutore telefonico fittizio mi salva dalle altre volte.

11. La mamma
Posizione: ne è pieno il mondo. 
Spero sempre che mia mamma non parli di me in giro, mi imbarazzerebbe un sacco sentire dei discorsi simili a quelli delle mamme pendolari in cui io sarei la protagonista. Ok al cuore di mamma, ok che hanno sempre in testa noi, ok agli scarrafoni belli come il sole, però essere prima attrice di un racconto che parla di herpes, acne, forfora e di tutti i metodi per combatterla. Poi certo ci sono argomenti più piacevoli, ma per sicurezza evitiamo un ruolo principale anche in quelli. 
Devo dire che però il non esserne protagonista e la mia anima zabetta mi spingono ad ascoltare con un discreto interesse…

12. Il mandrillo 
Posizione: ovunque, purtroppo.
In genere ha più di 60 anni ma pensa di essere ancora negli anni ’70 e le sue prede preferite sono le giovani quarantenni. Se gira in gruppo è la fine. In primo luogo perché ormai sono quasi tutti sordi e urlano come se non ci fosse un domani anche per le mie di orecchie e in secondo luogo perché i neuroni si autodistruggono e tornano tutti ad avere 15 anni girandosi ogni volta che passa una ragazza, facendo battute e dicendo espressioni che nemmeno mio nonno ha fatto in tempo a trovare di moda: “Se non stai zitto ti stacco il naso!” o "Corpo di bacco! Che fuma il tabacco!"
[o.O]

13. La coppia felice
Posizione: indifferente ma mai separata. 
Sorvoliamo sulle coppiette dai 20 anni in giù che amoreggiano senza troppi freni perché i miei commenti potrebbero essere interpretati come invidiosi. Non è vero, sono solo sempre più vecchia e bacchettona. Volevo concentrarmi sulle coppie sposate che vedo come mostri a due teste che non possono separarsi MAI. Infatti anche se il treno è pieno loro devono stare uniti, sempre insieme: lei tiene i biglietti per entrambe e lui ha l’acqua, lei i fazzoletti e lui il giornale. Un unico corpo con due spaventose teste e un esempio che spero di non raggiungere mai nella vita. Chissà se hanno anche un libro e un cellulare in due...

14. La cleptomane
Fra l’altro non è neppure discreta. Si sfrega le mani se trova dei giornali abbandonati e penso che alla fine di una giornata piovosa torni a casa con 8 ombrelli. Ma la cosa più strana che ho visto è stata una ragazza che in biglietteria raccoglieva tutti gli abbonamenti abbandonati della settimana precedente con l'intenzione di poterli scaricare dalle tasse (so tutto questo perché parlava da sola di questa sua brillante idea) non sapendo che gli abbonamenti del treno non sono più scaricabili da anni e che in qualunque caso 15 abbonamenti della stessa tratta e dello stesso periodo non potevano risultare di certo nella norma. Comunque l'ho lasciata con il portafoglio che scoppiava, pieno di abbonamenti scaduti.

15. La svelatrice di segreti
La peggiore (moralmente) se la conosci personalmente, ma anche la più intrigante se hai dimenticato il libro. Ok, anche se lo hai. Parla come se non ci fosse un domani, sia per la sua voce (parla a ruota libera, un monologo praticamente) che presto si consumerà, sia per i suoi conoscenti che sputtana tutti senza distinzione. Ne ho in mente una in particolare. L’ho incontrata più volte e il suo argomento preferito, dopo se stessa e i suoi successi (ama anche lodarsi), è sempre il fidanzato e i dubbi che ha a proposito della effettiva paternità del futuro suocero…ma puoi dire una cosa del genere sbraitandola in treno?!? Inoltre quando scende i suoi interlocutori non fanno che darle della cretina patentata: ottima scelta per le tue “confessioni”.


Nel caso vi siate riconosciuti nelle descrizioni del cleptomane, venditore, coppia felice, mandrillo, mendicante, mangiatore, urlatrice e impiccione siete pregati di farmi sapere i vostri orari e le vostre tratte. Gli altri sono tollerati. 


Intanto buon viaggio!




martedì 18 novembre 2014

La ragazza che...amava solo il treno che portava ad Hogwarts

Già, l'unico treno che apprezzo è l'espresso per Hogwarts [mi accorgo di essere un pò monotematica per citazioni e paragoni...]. Tutti gli altri fanno schifo! E le stazioni forse anche di più!
Niente cioccorane come spuntini, niente topi, rane o civette [quasi quasi questo è un bene, anche se una volta ho visto un uomo con un pollo vivo in un sacchetto!], niente posti a sedere al ritorno. Insomma tutti questi "niente" in cambio del controllore più antipatico del mondo detto "il rosso" che anche se il treno è in ritardo di 6 giorni e tu sei seduta in prima classe perchè tanto è vuota ti fa alzare, signori che se vedono che stai leggendo cercano di venderti i loro libri [-.-'], signori che se vedono che stai leggendo si sentono in obbligo di parlarti di letteratura, signori che se vedono che stai leggendo ti dicono che hanno finito la pensione e ti chiedono soldi per il biglietto di ritorno, signori che...e che cacchio! Sto leggendo!


Oggi ripropongo uno scritto di un paio di anni fa in cui come una zitella (della quale ho quasi tutti i requisiti) mi lamentavo dei treni, del sistema, dell'ignoranza, del tempo e della maleducazione, ovvero di tutto ciò di cui si lamentano le comari per eccellenza!
[Questo post, se fossi una zitella con competenze informatiche, andrebbe sotto la sezione "vecchie avventure e vecchie scritture".]

Oggi le particolarità erano: il simpatico "rosso" che è venuto a urlarci a gran voce di scendere dal treno, tornare indietro di 200 metri e passare all'altro binario per prendere un altro treno. Il tutto nella peggior stazione della tratta, in cui grazie ai lavori in corso da 4 mesi non esiste la pavimentazione e tutta la mandria di persone da cui venivo trasportata, camminava su una ghiaietta fine fine fine che mi è entrata tutta tutta tutta nelle scarpe, mentre sotto la pioggia non avevo l'ombrello e la sciarpa che avevo in testa si inzuppava.
A distanza di due anni ovviamente non è cambiato nulla e ciò fa delle mie lamentele uno sfogo sempiterno:


"Posso accettare il ritardo di questa mattina, anche se un paio di gradi sotto lo zero non dovrebbero mobilitare un treno che parte da Canzo Asso (certo, accetterei il fatto più facilmente se a queste condizioni mi trovassi a Nairobi, ma sono tollerante anche a Carugo);
Posso accettare l'impiegata lenta che impiega 20 anni per darmi un biglietto per una corsa singola mentre il mio treno sta partendo e che crea una coda interminabile per i mensili e i settimanali, ma suvvia anche io sono lenta, posso capirla...;
Posso accettare che il mio treno sosti dai 5 ai 10 minuti in ogni stazione, siamo tutti stanchi a fine giornata;
Posso accettare che dopo altri 10 minuti di attesa a Mariano ci venga urlato, a gran voce (l'altoparlante si utilizza solo per le occasioni importanti, è già stato usato 2 minuti prima per comunicarci che si sta viaggiando in ritardo [grazie per la puntuale precisazione], non vogliamo che si consumi per usura...), di scendere dalla vettura e spostarci sull'altro binario che presto o tardi arriverà un altro treno a prenderci.
Quello che non posso accettare è un ascensore nuovo che non va e una vecchietta che deve farsi 4 rampe di scale per la loro doppia inefficienza;
Non posso accettare una debole e incomprensibile voce da un ancor più debole altoparlante che dice, come fosse uno sbaglio, che il treno su cui eravamo prima riprende la corsa, mentre quei minchium di schermi inutili che sono stati messi al posto di tettoie continuano a sbraitare stupide pubblicità;
Non posso accettare che dopo 5 secondi dall'annuncio, quando la maggior parte delle persone non si era nemmeno accorta che l'altoparlante avesse emesso suono, il treno sia ripartito lasciando a bocca aperta, con espressioni inebetite tutte le persone (me compresa), a cui poco prima era stato ordinato di aspettare al freddo un altro simpatico convoglio, a guardare il treno che va e a pensare "è uno scherzo, ora si ferma....ora si accorgono di essere dei cafoni ignoranti e ci danno il tempo, anche alla vecchietta di prima, di rifarci le 4 rampe di scale e risalire sul treno";
Non posso accettare che il personale della stazione ci si barrichi dentro facendo finta di non esistere e di non sentire gli insulti e i pugni sulle porte solo perchè non è capace né di usare un altoparlante né di urlare come si deve;
Non posso accettare che l'unica povera crista impiegata di Trenord rimasta in quella stazione, alla mia domanda "COME ME LO SPIEGA QUESTO?" mi risponda "Questo cosa?"

[Inoltre non riesco ancora ad accettare che il sistema di raccolta per gli oggetti smarriti sia così scadente!]

Quindi
dal profondo del cor ti odio trenor'!
"




giovedì 13 novembre 2014

La ragazza che...odiava tante quisquiglie al mondo

Piove. Lo so che lo sapete, lo scrivo per chi mi legge dall’Uganda, nel caso gli fosse sfuggito.
Passiamo alle cose importanti [?!]. Una delle ultime mode degli stati di facebook è quello di elencare cose e nominare qualcuno che faccia altrettanto. I tuoi libri preferiti, i film che più ami, le cose belle che ti sono successe nella giornata, opere d’arte che vorresti in casa…Io Amo questa moda! Ogni giorno scopro inconsapevolmente di avere liste ed elenchi per qualunque cosa (scarpe preferite, temi per le cene a tema, argomenti per i post, orecchini divisi per mesi, outfit meglio riusciti del 2011…), ma ho degli amici di facebook decisamente poco collaborativi, che non calcolano nemmeno per finta le mie nomination. All’inizio fiduciosa avevo degli elenchi anche su chi nominare in base agli argomenti, poi ho iniziato a pubblicare le mie liste di cose amate senza nominare nessuno, fino ad arrivare a pensare e basta le mi classifiche. Dunque, l’ultimo stato di facebook che mi sono immaginata era un elenco delle cose che odio. Un po’ triste? Dovrei pensare positivo e concentrarmi piuttosto sulle cose che adoro spasmodicamente? Probabile…ma un elenco di cose che ti fanno saltare i nervi si abbina bene a questi giorni cupi e uggiosi. No, non sono meteoropatica in genere, ma dopo 86 giorni di pioggia e un anno in cui l’estate è arrivata solo quando ormai avevo già fatto il cambio armadio invernale, mi viene facile essere suscettibile [soprattutto se sono una botte e ho bisogno di correre ma piove sempre!].
Quindi questa è la lista delle cose che odio al mondo. Le cose meno gravi si intende, diciamo quelle che sopporti meno quando piove da millantamila giorni di fila, non quelle serie tipo i capi di stato, ladri e truffatori (e i pedofili!).


Facciamo che ricomincio…
Questa è la lista delle quisquiglie (che bella parola!) che odio al mondo:


- gli stati di facebook sul meteo (ma non i post sui blog :P ): se d’estate fa caldo e in autunno piove mi sembra sia tutto normale. Stilerei una legge tipo “superati i 60 giorni di meteo anomalo siete autorizzati a lamentarvi sui social”;
- la gente che parcheggia male: è egoista! Non pensa mai che possa esserci qualcuno troppo in ritardo per fare 800 manovre o 2 km a piedi, solo perchè non ha voluto avvicinarsi all’altra macchina di 50 cm;
- le coppie che si lasciano. So che sono fatti loro e basta, ma io ci rimango male, mi affeziono al saperli insieme e poi ci penso per mesi e mesi. Tipo se Banderas e la gallina si lasciassero non so proprio come potrei prenderla...;
- la gente che mangia i finocchi crudi in treno;
- il pesce nei venerdì di quaresima;
- l’alito dei fumatori;
- le macchinette che non danno il resto. In condizioni normali non ci farei caso, ma quando i distributori automatici si tengono i miei 10 centesimi mi sento derubata nel profondo e inizio a picchiare pugni e sussurrare improperi;
- i rasta che si formano spontaneamente nei miei capelli. LI ODIOOOOO! Ci metto 6 ore ad eliminarli;
- gli allenamenti di velocità;
- il fatto che non ci sia uno dei miei cinque sensi che funzioni magnificamente. Cioè porto gli occhiali da quando ho 4 anni, devo prendere appuntamento in farmacia per il controllo dell’udito che fanno, non ho un olfatto sviluppato e in alcune condizioni ammetto di non essere stata in grado di distinguere la carne dal pesce! [e il tatto…il tatto è un senso?];
- i maglioni che si incastrano nelle maniglie;
- le unghie rotte che si impigliano nella lana;
- la sveglia che non suona la mattina e le quattro sveglie che punto ogni giorno;
- mia mamma che mi fa una domanda e non ascolta la risposta;
- le coppie che flirtano nella mia corsia a nuoto libero. Si lo so, sono vecchia, ma non riesco nemmeno a darmi la spinta dal muretto!
- i noccioli grandi della frutta (per questi provo riluttanza: albicocche, pesche, prugne, susine…bleah!);
- le cerniere impigliate quando devo scendere dal treno;
- i sassolini nelle scarpe quando penso siano scorpioni;
- le SCOLOPENDREEEEEE!!! Insetti maledetti provenienti direttamente dall’inferno! Più veloci della luce e schifosissimi;
- i ragni più grossi del mio pollice. No non credo ai detti che vi associano al guadagno! Se siete in casa mia ho tutto il diritto a farvi fuori senza pietà (fuori dalla mia abitazione sono più clemente);
- l’odore dell’aceto;
- i granelli di sabbia fra le lenzuola. So che non dovrebbe succedere, ma a volte, in vacanza, non so come, capita lo stesso ed è una tortura;
- il cloro che mi penetra nella pelle e non mi lascia per giorni;

- la gente che mi dice i finali di libri e film. Odio, odio profondo!
- i film che pur essendo tratti da libri bellissimi non li seguono ALLA LETTERA;
- la morte di Fred, Lupin, Tonks e Sirius in Harry Potter. Ho capito che non può andare sempre tutto bene, ma Harry mi sembrava già abbastanza sfigato senza queste perdite: cresce orfano con Voldemort che ogni anno tenta di ucciderlo), vede morire Cedric, viene ucciso Silente (e ok, sarebbe morto comunque) poi Malocchio e Edvige…insomma, bastava anche così!
- rimanere da sola nei gruppi di whatsapp temporanei, quei gruppi che nascono come funghi per occasioni di breve durata, tipo “regalo per Consuelo”, “Compleanno cane Cipus”. Passato l’evento mi mette tristezza uscire da gruppo e così rimango sempre l’unico membro;
- i lavatesta dei parrucchieri. Ma è possibile che esistano pastiglie che lisciano i capelli (magari è una leggenda, ma avevo letto un articolo sui trucchi che usa Beyonce per lisciarsi la chioma) e che non esista un lavatesta che non ti distrugga il collo?!
- gli abitanti del paese dove è cresciuta mia nonna. No in realtà li adoro, sono molto folkloristici, tranne quando con molto tatto mi salutano così “Ciao! Va come ti sei fatta bella grassa!” -.-‘
- il fanno che i Monuments Men non siano riusciti a salvare tutte le opere d’arte
- Mr Bean;
- i miei fratelli che lasciano le luci accese;
- mio papà che mi da la buonanotte chiedendomi fra quanto finirò il modellino, perché lo finirò fra 12 ore;
- al cinema, quelli dietro di me che con la gamba toccano in continuazione il mio sedile;
- i ciclisti e i trattori davanti a me in strada;
- l’ombrello. Anche se , modestia a parte, penso di avere degli ombrelli bellissimi (l’ultimo a forma di cupola di Brunelleschi) e anche se la sua funzione è innegabile, lo trovo scomodissimo e quasi sempre preferisco prendere l’acqua piuttosto che tenerlo aperto e gelarmi la mano;
- dulcis in fundo…il freddo! Lo odio con tutta me stessa. Sopporto l’inverno solo per il Natale, ma passato quello non c’è più ragione per la sua esistenza e inizio ad odiare anche lui. Non tolgo MAI il piumino invernale dal mio letto (si ad agosto c’è) e vado in spiaggia sempre con un golfino. Gli allenamenti d’inverno sono una tortura e quando sono per strada e ci sono meno di 10 gradi di solito corro per arrivare prima in un posto più caldo. Insomma, la temperatura ideale per il mio habitat è quella corporea, 37 gradi sono perfetti!




Con il pensiero di tutte queste belle cose tanto piacevoli…Buona snervante giornata! (non piove nemmeno più!)

venerdì 7 novembre 2014

La Ragazza che...rimase fregata dal Sasha yoga

Ieri ho partecipato alla mia prima lezione di yoga. Sahaja yoga per la precisione [ma io continuerò a chiamarlo Sasha yoga...].
Ero esaltatissima! Mi sono lasciata trascinare dall'entusiasmo della amica neo iniziata all'arte della meditazione, che mi ha convinto facendomi vedere la posizione della foglia morta sul pavimento della mia cucina. 
E come se fosse un segno del destino pochi giorni dopo la sua performance ho scoperto dell'esistenza di un corso gratuito di Sasha yoga appunto, il martedì sera in un'aula del Politecnico.
[Perfetto!Perfetto!!]

Questo era quello che mi aspettavo: silenzio, magari qualche candela profumata [ok, forse avevo aspettative troppo alte per un'aula del politecnico...], musichette per trovare la pace dei sensi, gambe incrociate per iniziare, poi saluto del sole, posizione della foglia morta, dell'anatra zoppa, del riposo assoluto e  qualche centimetro di levitazione. Inutile ripetere quanto fossi presa bene e da quanto tempo pensassi all'outfit perfetto per raggiungere il nirvana.

Quindi puntualissima mi dirigo verso l'aula con due mie compagne di corso, continuando a ridere visualizzandomi a occhi chiusi a ripetere "ooooommmmmm".

Questo è ciò che è accaduto veramente [fra parentesi pensieri personali descritti alla Joyce mediante il flusso di coscienza]:
Entriamo in un'aula normalissima, senza tappetini, senza candele, senza niente. Niente da yoga almeno, solo banchi e sedie. 
"Scusate, è qui la lezione di yoga?"
"Sisi, è qui!"
"Dovevamo portare i tappetini?"
"Nono, per praticità lo facciamo restando seduti sulle sedie, togliamo solo le scarpe.."
[-.-' seduti sulle sedie?!ma come?? la foglia morta è da fare per terra...]
Il mio entusiasmo inizia a spegnersi, ma una piccola fiammella di speranza si riaccende quando arriva una coppia di indiani che porta dei teli rossi e mi viene naturale pensare che stiano per allestire l'aula, per creare un pò di atmosfera e sono certa che nelle borse abbiano delle candele alla vaniglia. 
Bene. I teli rossi servivano in realtà a nascondere la gigantografia di una donna indiana sorridente con un pallino rosso in mezzo alla fronte [beh non era proprio una gigantografia, comunque io dalla quinta fila la vedevo molto bene!]
Poco dopo scopro che questa tipa sorridente è la stessa Sasha, fondatrice di questo tipo di yoga, che poi mi ritrovo a guardare in un video seduta su un trono dorato che parla della meditazione. 
A parte che quando penso alla pace interiore mi immagino il viso di una persone serena. Non so, Buddah, il Dalai Lama, Madre Teresa, Majin Bu...Ecco Sasha non ha nulla che mi ispiri serenità, nirvana o pace interiore. Sembra incazzatissima e mi ricorda terribilmente Rasputia, la moglie di Eddie Murphy (e Eddie Murphy stesso) in Norbit.

[Per chi non avesse esattamente presente il suo aspetto]




...e poi è terribilmente prolissa. 20 minuti per dire la base della pace interiore è la meditazione. [Grazie..avevo già afferrato il concetto dalla prima frase!]

Il mio entusiasmo iniziale si era già spento dall'entrata della gigantografia di Sasha, ma mi sono convinta a rimanere quando hanno iniziato a parlare dei sette chackra del corpo e mi piaceva molto sentirmi Naruto. 
Poi finalmente, la meditazione.
Un signore indiano, parlando un italiano non troppo fluido, fa il ripasso dei gesti che aiutano la concentrazione e che dobbiamo rifare anche noi.
"Tenente la mano sinistra davanti al ventre, con il palmo girato verso di voi, e piano piano salite fino alla testa. Intanto fate ruotare la mano destra in senso orario intorno alla sinistra e quando siete arrivati sopra la testa immaginate di fare un nodo con le mani e ripetete tutto tre volte. 
[Non ridere, non ridere, non ridere. Fai il nodo. Non ridere. Non essere così scettica. Un altro nodo. Scetticismo via da me]
"Ok ora toglietevi le scarpe e chiudete gli occhi, io vi dirò che cosa fare"
[Come faccio a togliermi questo sorriso da beota dalla faccia? Continuano a guardarmi lo so, si sentono offesi!]
"Mettete la mano destra sul ginocchio destro e la mano sinistra sulla fronte."
[Ok, facile e non mi fa troppo ridere]
"Ora lentamente portate la mano sinistra sul ginocchio e la destra sulla fronte" sempre in un italiano non troppo fluido.
[Eh? Con gli occhi chiusi non riesco a capire un cacchio di quello che dici! Li apro un attimo. Ok cambio mani! Ma perchè quello di fianco a me non si è tolto le scarpe?!?]
"Per aiutare a liberarvi la mente da ogni pensiero ripetete con me la parola asim che in sanscrito significa ...[non mi ricordo un cacchio!]"
Io: "Asim"
Tutti: "AAaaaaasIIIIIiiiimmmmMMMM"
[Ah, ok devo trascinare le vocali]
"AaaaasiiiiiIIIIImmmmMMMM"
[Ahahahahahahahah! ahahahahahah! fa troppo ridereeeeeee ahahahahah]
"AAAaaasiiiiiimmmMMmm!
[Resisti e sii seria. Resisisti. Ahahahahah]
"Ora portate entrambe le mani sulle ginocchia e poi portate la mano destra sul cuore"
[La porta si è appena aperta. Sarà qualcuno che entra o qualcuno che esce? Non devo aprire gli occhi! Non devo! Ok, guardo. Due con i tappetini: illusi]
"Sempre con gli occhi chiusi portate la mano destra sopra la testa senza appoggiarla. Rimanete così, concentrati."
[Rimanete così? Per quanto?? Mi fa già male il braccio! Per quantooooo??Bastaaaaa!! Quanto manca? Male, malissimo. Devo appoggiarlo. Comunque quello di fianco a me non solo non ha tolto le scarpe, ma non fa proprio niente, non dice Asim e non muove le mani...Ok ci riprovo, su la mano sopra la testa. No fa troppo male, la appoggio almeno almeno. No ma fa troppo male. Basta.]
"Ok..."
[Apro gli occhi]
"Ora molto lentamente, quando ve la sentite, aprite gli occhi"
[-.-']
"Avete sentito le vibrazioni?"
[Che vibrazioni?]
"Chi di voi ha sentito caldo sulla mano?"
[Caldo?? Dovevamo sentire caldo? Quella alza la mano..."a un certo punto, un pochino"...ci sono secchione anche in meditazione?! bah, secondo me bluffa...]
"Chi ha sentito freddo?"
[Ah quindi comunque bisognava sentire qualcosa..Beh freddo lo ha sentito un sacco di gente!]
"Bene. Nelle prime meditazioni è comune sentire una sensazione di caldo. Pian piano con più pratica la sensazione giusta da sentire è il freddo" [Ecco quella bluffava] "Ora sentiamo i nuovi di questa lezione." [Nooooooooo!] "Cosa avete sentito? Chi ha sentito Caldo? Chi freddo? " [Non guardarlo, non guardarlo. Ma quello di fianco a me è morto?]
"Ok, andiamo avanti con i modi per liberarsi dallo stress. Il primo è il pediluvio...."
[-.-' Ok, me ne vado...gli stivali non li allaccio se no faccio troppo rumore...ciao a tutti]


Fine del mio primo approccio allo yoga e delusione di ogni aspettativa.
Forse sono troppo scettica, ma l'esaltazione iniziale c'era, l'immaginazione anche, così come la voglia di silenzio, di tenere gli occhi chiusi e di sentirci bene, i sorrisetti imbarazzati...ecco forse mancava un pò di concentrazione, ma Sasha non aiutava!

lunedì 3 novembre 2014

La ragazza che...ha imparato che...

Ieri ho compiuto gli anni.
Ma ho iniziato a invecchiare una settimana fa, quando ho cominciato a pensarci. A fare quei pensieri da ultimo dell'anno, sul tirare le somme, su quanti chili mi ero proposta di perdere e su quanti soldi un anno fa pensavo che avrei avuto da parte ora per  fare un safari e che invece non ho. Ho iniziato a fare queste riflessioni, ma poi ho subito smesso, perchè sono amante delle tradizioni e volevo tenere l'autoflagellazione per i giorni dopo Natale, che sono i più grassi dell'anno e queste cose funzionano meglio. Quindi mi sono concentrata semplicemente sulla settimana che ha preceduto il mio ingresso nell'anno che mi porterà al quarto di secolo.
E ho fatto una lista delle cose che ho imparato in questa settimana appena trascorsa (avrete notato che la mia occupazione principale e preferita è fare liste...una cosa così bella) prendendo spunto da un divertentissimo libro, che non so spiegarmi come sia finito nella libreria di mia mamma e che porta il titolo "Dalla vita ho imparato che..". Questa frase è stata fatta completare da persone di tutte le età, ma ovviamente le più inaspettate perle di saggezza sono di bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Perchè non si sa come, a un certo punto della propria esistenza noi tutti iniziamo a farci domande astronomiche sul senso della vita, della morte, dell'amore, della fede, dei peli sulle gambe delle donne, etc..risposte che nei primi anni di vita non ci siamo mai preoccupati di cercare, perchè tutto era chiaro e cristallino e non c'era domanda che reggesse il confronto con "Perchè il formaggio puzza di piedi?" (o viceversa).
Tornando a ciò che ho appreso questa settimana e che cercherò di non dimenticare per doverlo rimparare, in questi sette giorni ho imparato che...
- è davvero possibile per me alzarmi alle 6.30 e andare a correre (anche per più di una volta ogni decennio)
- con una parrucca in testa si può ridere tantissimo
- con una parrucca in testa il tuo cane può non riconoscerti e ringhiarti
- con una parrucca in testa posso diventare similissima a mia mamma
- dopo 4 anni in cui non mettevo piede in piscina, è possibile tornarci, sempre rigorosamente senza lenti e coinvolgendo tutti gli altri presenti in una inaspettata nuotata alla "giochi senza frontiere", mettendoli nella condizione di schivare i miei piedi a martello delle gambate a rana che invadono le altre corsie e le miei traiettorie imprevedibili mentre nuoto a dorso
- per quanto tu possa conoscere un quadro, ci sarà sempre qualcosa di diverso da notare e a sorprenderti ogni volta che lo guardi
- è molto bello e rilassante non interrompere la lettura di un capitolo di un libro bellissimo se non te la senti in quel momento, anche se stai scendendo dal treno, anche se devi fare 1 chilometro a piedi per arrivare alla macchina, anche se sei già arrivato in macchina da 5 minuti e stai morendo di fame. Insomma se non vuoi interrompere un capitolo, puoi fare qualunque cosa leggendo, poichè tutto il resto, anche il fantomatico "tempo" ha meno valore di quella storia
- è davvero esaltante trovare alla radio proprio la canzone che volevi ascoltare
- non interrompere l'ascolto e l'interpretazione personale proprio della canzone che volevi ascoltare anche se sei già arrivato a casa e se stai morendo di fame provoca una sensazione molto simile a quella di una "missione compiuta"
- nonostante tutto l'impegno nello scrivere una lista della spesa, non sarò mai in grado di seguirla e peccherò sempre di presunzione pensando di ricordarmi tutto
- nonostante tutta la gente all' Esselunga il venerdì pomeriggio è importante non scegliere mai casualmente la frase sul barattolo della Nutella o della Coca Cola
- una delle poche cose che invidierò sempre agli americani sono le decorazioni super trash che usano per Halloween e Natale e che cercherò sempre di emulare
 - c'è almeno un giorno all'anno in cui posso sfoderare la mia bacchetta magica senza destare sospetti di instabilità
- nonostante penso di non avere più bisogno di altro nella vita (a parte una piscina, si intende), dopo il tuo compleanno non capisco come ho fatto a vivere fino ad ora senza un boccino d'oro al collo, dei pattini a rotelle (che imparo ora si chiamano quad) o una formina per fare l'uovo al tegamino a forma di pesce
- non riuscirò mai a esprimere veramente la mia gratitudine alla mia famiglia, al mio ragazzo e ai miei amici, ma ci proverò comunque sdolcinatamente come adesso
- lavorare con la fantasia è sempre il modo migliore per divertire e rendere avventurose le mie giornate. Perciò se ho una lunga mantella di lana con il cappuccio è giusto che mi senta Giovanna D'Arco tutte le volte che la indosso; se mi sorprendo con un sorrisetto sornione è giusto che mi senta la Gioconda; se guido con i guanti di pelle è giusto che mi senta un autista; se mi faccio lo chignon è giusto che mi senta sul palco della Scala, se accelero negli ultimi 100 metri della mia corsa mattutina è giusto che mi immagini un traguardo e un applauso; se parlo ai miei cani è giusto che pensi di essere il Dottor Dolittle; se guardo Pechino Express o Donna Avventura è giusto che mi immagini lì fra un anno; se capisco chi è il colpevole prima di Don Matteo o della squadra di CSI ho tutto il diritto di sentirmi un investigatore; se mi riesce una torta o una pasta sono tenuta a di dire "Cotto e mangiato" e a parlare a dei telespettatori

Infine in questa settimana e in questi 24 anni ho imparato che non sarò invecchiata del tutto finchè qualcuno non mi chiederà l'età e io non riuscirò a rispondere con sicurezza e rapidità, l'effettivo numero dei miei anni [no, 14 non è corretto già da un pò di tempo]...