venerdì 12 dicembre 2014

La ragazza che...rideva di sé stessa

Adoro il calendario dell’avvento. Non mi interessa del passare degli anni, delle rughe, dei capelli bianchi, dei denti che cadono [ok, sto esagerando…]: ogni Natale continuo con le mie tradizioni e spero di poterlo fare fino alla pensione e oltre.
Il mio calendario dell’avvento è un trenino di legno con 24 cassetti. In ogni cassettino c’è un cioccolatino [ma dai?] accompagnato da una citazione [ho anche la mania delle citazioni] scritta da me qualche anno fa e che in genere c’entra poco con l’avvento, ma è inerente con le belle sensazioni e i salutari sorrisi.

Quest’anno come non mai aspetto con ansia il momento della citazione che tanto ho dimenticato dall’anno prima e in questo avvento la frase che più mi ha illuminata è stata quella di ieri.



Nulla è più utile all’uomo di quelle arti che non hanno utilità alcuna.



xoxo

Ovidio




[Come ero colta un tempo! Che citazioni elegiache! Quanto sarebbe fiera di me la mia prof di latino se solo sapesse cosa c’è nel mio calendario!]

[Ripensandoci non penso di aver mai tradotto personalmente una cosa simile…e in latino solo Catullo era alla mia portata!]


Anyway! In questi giorni in cui mi dedico solo a un modellino in scala 1:500, con una lentezza infinita e senza raggiungere per altro risultati esaltanti, mi sento più che mai senza doti e senza arti. Zero al quoto. Nada. Nisba. Niente trippa per gatti! 
No alla danza, no al canto por favor, no alla musica sotto tutti i suoi sviluppi. Molto molto mediocre negli sport, idem a scuola. Non sono un’abile oratrice e nemmeno mi so vendere come si deve, anzi il mio curriculum vitae è da elemosine! Non parliamo della cucina, del cucito e del focolare domestico in generale. Insomma, di tutto un poco, ma niente di menzionabile.


Ma volendo proprio arrampicarmi sui vetri e trovarmi una dote, in questi giorni di carton vegetale e bisturi, che se non altro fomentano ricordi e riflessioni, dopo mille momenti in cui nella solitudine dei miei pensieri arrossivo e ghignavo, posso dire che forse forse un’arte inutile posso inserirla nel mio cv. L’arte di saper ridere di gusto di me stessa e dei momenti imbarazzanti che mi sono sbadatamente costruita vale?

In sostanza in questi giorni non faccio altro che ricordare e ridere di quella volta che…:


- …io ero in aeroporto pronta a partire per Lisbona mentre la mia carta d’identità era nella cartelletta di tecnica in camera mia e io non ne ricordavo assolutamente la collocazione;

- …sono andata in un negozio e in cassa ho mostrato due buoni sconto del negozio concorrente. Dopo l’occhiata perplessa della cassiera mi sono giustificata dicendo una frase da minorata mentale “Mi ha detto mia mamma di venire qui…”

[Ciao mami, i buoni sono scaduti e la cassiera è antipatica, non tornare in quel brutto negozio…]

- … mi sono fatta accompagnare in stazione, sono scesa dalla macchina, salita sul treno, ho aspettato che chiudessero le porte e mi sono guardata le mani accorgendomi di avere con me 2 borse, la mia e quella di mia mamma. Urlo disperato;

- …volevo fare uno scherzo a mio zio nascondendomi nella sua auto per poi saltare fuori mentre guidava. Piano infallibile. E invece la macchina in cui mi sono nascosta non era la sua;

- …che ho risposto a una “dichiarazione d’amore” del mio exexexexexexexexexexexragazzo prima con un “Ciao…” mentre aprivo la portiera della macchina perché ero già balorda e avevo sentito tutt’altro, poi con un “…ciao papà” chiudendo e andandomene.[Ma perché!?!]

- …sono caduta mentre ero sullo skilift, rimanendo incastrata con guanto e bacchetta e facendomi trascinare per i successivi 5 minuti, inerme, alla mercè dello sguardo e dei commenti di tutti i passanti attoniti;

- …per la prima (e unica) volta mi hanno mandata a raccogliere le offerte durante una messa e a ogni persona che metteva i soldi rispondevo “grazie…grazie signora”. [Già che c’ero potevo aggiungere anche un “ho fame”]

- …avevo 13 anni e quando mi presentavo insieme al mio nome aggiungevo “…e sono nata il giorno dei morti! Piacere!” [Ancora…ma perché?!]

- …volevo cambiare stazione radio e invece continuavo a suonare il clacson inducendo gli altri autisti a insultarmi; [difficoltà psicomotorie]

- …ho comprato (e compro) il pranzo in università e al barista che mi augura buon appetito rispondo SEMPRE :“altrettanto”;

- …ero andata a sciare in pullman e, convinta di aver preso per sbaglio gli scarponi da sci di mio papà, li infilo e sto per prendere la funivia quando un ragazzo mi ferma chiedendomi se sono sicura che gli scarponi che indosso siano i miei perché i suoi sono uguali e non li trova più;

- …l’autista del pullman che mi portava al liceo ha fatto una curva in modo molto sportivo e sono finita seduta in braccio a un ragazzo;

- …stava per partire il treno, io sono saltata su mentre si stavano chiudendo le porte e io e il mio pc siamo rimasti chiusi a metà nelle porte in attesa di aiuto;

- …sono inciampata e nel cadere mi sono aggrappata ai pantaloni di un mio compagno, lasciandolo in mutande in mezzo alla classe;


Un’ altra avventura non mia ma degna di nota:

quella volta che la mia amica è scesa dal pullman per mano a uno [come nella scena di Chiedimi se sono felice]!



Ora che rido da sola e un sacco, torno a giocare con il poliplat!

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